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Vol. 2: Libri 4.-6. / Apuleio ; a cura di Lara Nicolini, Caterina Lazzarini e Nicolò Campodonico ; testo critico Lara Nicolini ; traduzione di Luca Graverini
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Libri Moderni

Apuleius

Vol. 2: Libri 4.-6. / Apuleio ; a cura di Lara Nicolini, Caterina Lazzarini e Nicolò Campodonico ; testo critico Lara Nicolini ; traduzione di Luca Graverini

Abstract: Lucio, il giovane insaziabilmente curioso, è stato trasformato in asino. Durante una rapina viene portato via da una banda di briganti e usato come bestia da soma. Ora è nel loro covo, una spelonca che si apre lungo i fianchi ripidi e scoscesi di una montagna aspra e altissima. Nella grotta, i delinquenti fanno baldoria, raccontandosi le proprie imprese. Hanno rapito una bella ragazza, di una famiglia importante e facoltosa, e si aspettano di ricavarne un grosso riscatto. La fanciulla, Carite, piange a dirotto. Allora la vecchia che fa da governante ai banditi prende a consolarla, dicendole che la distrarrà «con un racconto piacevole, una storia della nonna». E attacca: «C'erano in una città un re e una regina. Avevano tre figlie bellissime; le due maggiori però, per quanto incantevoli, tutti ritenevano che si potessero onorare appropriatamente con elogi a misura d'uomo, mentre la bellezza della più giovane era così prodigiosa e sbalorditiva che non era possibile descriverla né esaltarla a sufficienza: la lingua degli uomini non possiede le parole adatte». Siamo all'inizio del capitolo 28 del libro IV delle "Metamorfosi" di Apuleio, e quella che si apre così è la più famosa e la più lunga delle digressioni narrative all'interno del romanzo, quella di Amore e Psiche: la loro storia è all'origine di tante fiabe moderne, per esempio "La Bella e la Bestia". Terminerà soltanto al capitolo 25 del libro VI dell'opera, destando nel lettore i sentimenti più contrastanti: incanto e stupore davanti a una vicenda di cui sembra protagonista indiscusso l'eros, ma anche perplessità, dubbi, persino disappunto. Perché Psiche in greco vuol dire «anima», e quindi Apuleio avrà forse voluto suggerire una qualche dimensione morale, o magari filosofica, perfino teologica. Le interpretazioni, in quasi duemila anni, si sono moltiplicate svariate dozzine di volte, e persino all'interno di questa stessa edizione vi sono alcune divergenze tra quella dell'Introduzione generale (nel volume I) e quella del volume presente. Psiche, ci dice la storia, pare più bella di Venere. E si sa, le dee dell'Olimpo sono gelose, soprattutto riguardo alla bellezza. L'«anima» pagherà cara la propria beltà, e anche la sua curiosità. Lasciamo a chi legge di farsi irretire dall'una e dall'altra, e di scoprire, alla fine, l'intrico, magari formulando una nuova, inedita interpretazione.

La malattia di Perdicca
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Libri Moderni

La malattia di Perdicca / a cura di Lara Nicolini

Venezia : Marsilio, 2023

Letteratura universale Marsilio

Abstract: Sfidare Amore, il dio che persino gli altri dei temono, non conviene mai. Ma il principe Perdicca, condannato da Venere ad amare la sua stessa madre, accetta la prova. Questa è la tragica storia, dal finale sorprendente, che ci racconta un poeta anonimo del V secolo, attingendo in abbondanza ai suoi testi preferiti e imitando la grande poesia del passato. Scoperto solo in tempi recenti, il poemetto Aegritudo Perdicae è contenuto in un unico codice pieno di guasti: con i tanti misteri proposti dal testo potranno cimentarsi filologi di professione e studenti alle prime armi. Per tutti il gioco si rivelerà appassionante.

Consolazione della filosofia
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Libri Moderni

Boethius, Anicius Manlius Torquatus Severinus

Consolazione della filosofia : (Consolatio philosophiae) / Boezio ; a cura di Peter Dronke ; traduzione di Michela Pereira e Piero Boitani

Milano : Fondazione Lorenzo Valla : Mondadori, 2023

Scrittori greci e latini

Abstract: La "Consolazione della Filosofia "è l'ultima grande opera che, ormai alla fine, l'antichità affida alle civiltà che la seguono. Il suo successo è clamoroso, con traduzioni e commenti in tutta Europa. Esso è dovuto a una serie di fattori: la situazione drammatica del dialogo tra Filosofia e Boezio, che si trova in prigione in attesa di essere giustiziato; l'affascinante alternarsi di prosa e versi, di ragionamento serrato e di canto; il platonismo spiccato venato di aristotelismo; il sottofondo cristiano. Filosofia appare a Boezio in una vera e propria epifania, ma subito mostra una forte personalità drammatica: irritabile, pronta al rimprovero, ma anche protettiva e consolante, ella si fa portavoce di una sapienza tutta umana, erede forse di Parmenide, certo di Platone, Plotino, Proclo e dei libri sapienziali della Bibbia. Il fascino di Boezio è dovuto anche ai temi che la "Consolazione" discute, in particolare quelli più urgenti per un uomo in attesa della morte: la fortuna, che viene addirittura personificata; il destino; la provvidenza divina; la felicità dell'uomo; l'importanza della virtù; l'abbandono delle aspirazioni puramente umane alla ricchezza e alla gloria. Tutto è discusso con esemplare profondità di pensiero, ma in termini comprensibili a ognuno; tutto viene immerso in una prospettiva cosmica, nella quale le cose sono viste alla luce dell'eterno e del perpetuo, dell'universale che tocca ciascun individuo - come nel famoso carme IX del libro III, l'inno di intonazione platonica, «quasi un'epitome del Timeo », che invoca il fondatore del mondo e la sua opera di perfezione, armonia, e bellezza: «Tu che il mondo governi con perpetua ragione, / che hai piantato il cielo e la terra, che al tempo / comandi dal perenne di muovere, che fisso / restando a tutto dai moto ... tu, bellissimo, il mondo bello / nella mente portando a tua immagine formi / e ordini alle parti sue perfette di farlo perfetto». L'edizione Valla si avvale di un testo appositamente creato, di traduzioni di grande spessore, e di un commento della qualità alla quale Peter Dronke ha abituato i suoi letto

Favole di Fedro in dialetto modenese e relativi proverbi
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Favole di Fedro in dialetto modenese e relativi proverbi / [traduzione di] Giorgio Rinaldi, Sara Prati

Sandrigo (VI) : Tgbook, 2023

Abstract: Potrebbe sembrare strano tradurre le favole di Fedro in dialetto modenese. Sicuramente si tratta di un’opera ardita e originale. Questi brevissimi racconti dalla morale spicciola sono attuali anche ai giorni nostri e gli animali protagonisti riproducono gli atteggiamenti umani che non cambiano attraverso i secoli. Diventerà allora facile capire perché il dialetto possa essere la migliore lingua per rappresentare la saggezza popolare, così come la favola, con la sua immediatezza, è il genere che meglio riesce a rappresentare la spontanea vitalità di ogni popolo. Infine, il legame tra Modena e le favole di Fedro è antico di secoli, basti pensare che alcune sue favole sono scolpite proprio sul Duomo di Modena, sito culturale dal 1997 del Patrimonio Unesco. Unica nel suo genere è la ricerca degli autori sui proverbi e modi di dire in italiano e dialetto modenese, ancora oggi di uso comune, collegati a molte favole. Sono quindi tre i filoni conduttori che hanno originato e si intrecciano continuamente in questa opera singolare: attualità, modenesità e ricerca linguistica dialettale.

Inni cristiani d'Occidente
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Inni cristiani d'Occidente : l'innario della Liturgia horarum iuxta Ritum Romanum, editio typica altera / a cura di Federico Giuntoli

Torino : Einaudi, 2023

I millenni

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Abstract: Questo «Millennio» rappresenta la prima edizione integralmente tradotta dal latino, annotata e con apparati filologici, di un’ampia selezione dell’innografia cristiana d’Occidente costituitasi a partire dal IV secolo e proseguita poi in età moderna fino ai nostri giorni. Si tratta dei testi entrati nella Liturgia horarum iuxta Ritum Romanum, cioè nel corpus approvato e utilizzato nella liturgia delle Ore dalla Chiesa cattolica di rito romano. A parte Ilario di Poitiers, della cui produzione sono stati tramandati solo sparuti inni frammentari, il piú antico innografo è sant’Ambrogio, vescovo di Milano, operante negli ultimi decenni del IV secolo. I suoi testi poetici e quelli dei primi secoli dell’innografia cristiana sono preghiere in metrica latina, ma con caratteristiche già volte a ritmi di indole piú popolare. Gli inni cristiani d’Occidente coniugano forme della poesia latina classica con i temi e i contenuti piú cari al Cristianesimo. Per questa mescolanza di sacro e profano non hanno avuto vita facile in alcuni periodi, soprattutto nell’alto Medioevo, avversati talvolta dagli ordini monastici piú rigidi e anche dalle autorità ecclesiastiche, che in certe fasi storiche ritenevano solo la parola di Dio, dunque solo Antico e Nuovo Testamento insieme, degna di essere pronunciata o cantata nella liturgia. Ciò nonostante, la tradizione innografica si è via via consolidata, anche per la sua grande forza di coinvolgimento dei fedeli. Ed è interessante vedere come gli inni cambino il loro aspetto letterario nel corso dei secoli. Per esempio nel Rinascimento, a parte il ricorso a forme metriche piú eleganti e ricercate, entrano in gioco addirittura personaggi della mitologia classica accanto alle figure della religione cristiana. Dunque la stratificazione del corpus innografico è arrivata a contenere tutti gli aspetti della spiritualità e della devozione cristiane assunti nel trascorrere dei secoli, nelle forme che la sensibilità culturale dei vari periodi storici ha richiesto. Nel XVII secolo gli inni vengono ordinati e attentamente revisionati da una commissione istituita da papa Urbano VIII. Questa fase di assestamento è anche il momento in cui avvengono gli ultimi ingressi di rilievo nel corpus, che comunque ha continuato, seppur piú sporadicamente, ad arricchirsi fino al Concilio Vaticano II. Il volume è curato da Federico Giuntoli, che già è stato fra i curatori della Bibbia nei «Millenni» (ora anche in edizione economica). Oltre al delicato lavoro di traduzione, ha cercato di attribuire ogni inno al suo autore e di descrivere i processi editoriali delle singole tradizioni testuali. Completano il volume una serie di indici e un ricco apparato iconografico: ogni inno viene infatti illustrato con gli incipit delle sue notazioni gregoriane originali, e sedici tavole fuori testo riproducono pagine di innari e antifonari da manoscritti medievali.

L'umano (Storia naturale, libro 7.)
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Plinius Secundus, Gaius

L'umano (Storia naturale, libro 7.) / Plinio il Vecchio ; a cura di Guglielmo Monetti ; con un testo di Marino Niola

Venezia : Marsilio, 2023

Letteratura universale Marsilio

Abstract: La "Naturalis Historia" si inquadra in un periodo che vede la rapida crescita dei ceti tecnici e professionali: nella vita civile, politica, nell'amministrazione pubblica e nella carriera militare si manifesta la necessità di far fronte a una crescente specializzazione, donde la grande richiesta di informazione e divulgazione tecnica. Allo stesso tempo, la curiosità scientifica si declina anche sotto forma di intrattenimento e produzione di letteratura "di consumo". L'opera di Plinio è la realizzazione più compiuta di questa duplice tendenza: si configura come una enciclopedia di tutto lo scibile umano, fornendo al contempo una messe di notizie su fenomeni strani e di aneddoti inconsueti, destinati a docere e a delectare insieme. Il libro VII è dedicato all'antropologia e mette a fuoco l'essere umano, al quale si guarda da molteplici scorci prospettici: i vari popoli della terra e le loro "stranezze", il corpo umano, il ciclo della vita, le facoltà fisiche e intellettuali.

Della republica ecclesiastica
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Libri Moderni

Giannotti, Donato <1492-1573>

Della republica ecclesiastica / Donato Giannotti ; a cura di William J. Connell

Torino : Einaudi, 2023

Nuova universale Einaudi. Nuova serie

Abstract: Donato Giannotti nacque a Firenze nel 1492, pochi mesi dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Benché molto piú giovane, conobbe Machiavelli e ne fu amico. Fu segretario della Repubblica di Firenze tra il 1527 e il 1530, prima del ritorno degli odiati Medici. Dopodiché emigrò esule in Veneto e poi a Roma, dove morì nel 1572. Scrisse tre volumi sulla corretta istituzione di un governo repubblicano: Della Republica Fiorentina (1538), il dialogo Della Republica de' Vinitiani (1540), che ebbe molto successo, concludendo la trilogia con la trattazione Della Republica Ecclesiastica (1541), scritta su richiesta del cardinale Niccolò Ridolfi, suo protettore, e letta solo da pochi amici fidati per timore delle autorità ecclesiastiche. Una copia manoscritta di quest'opera è stata ritrovata recentemente e viene qui pubblicata per la prima volta. Dunque il volume è un inedito assoluto. L'importanza di questo testo consiste già nel fatto di essere la prima storia della Chiesa scritta da un laico. Ma, oltre a questo, sono i contenuti dell'ultimo capitolo a sorprendere e a far sì che il libro sia destinato a diventare un fondamentale oggetto di studio per gli storici. Lì infatti Giannotti, all'alba del Concilio di Trento, enuncia la sua proposta politica: e cioè spostare l'autorità politica della Chiesa dal papa al Collegio dei cardinali, sulla falsariga del rapporto fra doge e Senato nella Repubblica di Venezia.

L'unità individuale e il suo principio
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Libri Moderni

Suárez, Francisco <1548-1617>

L'unità individuale e il suo principio : la quinta disputazione metafisica / Francisco Suárez ; introduzione, traduzione e note a cura di Nicolò Galasso e Paolo Treves ; prefazione di Antonello D'Angelo

Milano ; Udine : Mimesis, 2023

Mimesis. Filosofie

Abstract: Il problema dell’individuazione, ossia la giustificazione della possibilità ontologica e della pensabilità logica dell’individuo, è una questione che, sebbene sia presente in nuce nella filosofia antica, assume la sua fisionomia di problema autonomo e circoscritto nello svilupparsi della Scolastica medioevale, in particolar modo dalla metà del XIII secolo in avanti. Nella quinta delle sue Disputazioni metafisiche (1597), opera capitale della filosofia moderna, Francisco Suárez propone una trattazione sistematica del problema dell’individuazione, prendendo le mosse dalle dottrine elaborate al riguardo da Tommaso d’Aquino, Giovanni Duns Scoto e Guglielmo d’Ockham. La soluzione proposta dal gesuita spagnolo, sorta di sintesi della tradizione scolastica sull’argomento, non è esente da difficoltà, come i curatori di questa prima traduzione italiana mettono bene in luce nell’introduzione. Tuttavia, le oscillazioni di Suárez sull’argomento, nonché l’acutezza delle sue osservazioni, rendono questa quinta Disputazione un classico della tradizione metafisica, mostrando al lettore la centralità che la quaestio de principio individuationis riveste nella filosofia classica.

Una quietanza di Marco Polo a Pietro da Canal
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Libri Moderni

Bruno, Antonio <1967- >

Una quietanza di Marco Polo a Pietro da Canal : per un debito contratto a Creta il 13 agosto 1320 / Antonio Bruno

Lecce : Youcanprint Self-Publishing, 2023

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Abstract: Alcuni documenti sono, per la loro rarità, come tessere di un mosaico che ci sforziamo di ricomporre. È il caso di una piccola ma preziosa pergamena conservata nel Fondo "Diplomatico" dell'Archivio di Stato di Treviso. Si tratta della quietanza rilasciata dal famoso viaggiatore Marco Polo a Pietro da Canal per un debito contratto a Creta tre mesi prima (il 13 agosto 1320) e redatta nel 1320 a Venezia, nella stanza di un prete-notaio. La quietanza, rinvenuta nel 2019, durante le operazioni di revisione dell'inventario ottocentesco del fondo medesimo, è un documento capace di trasportarci nel Mediterraneo orientale tra galee, mercanti e notai veneziani, sulle tracce del Viaggiatore e dei suoi familiari.

Contro l'Inquisizione
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Libri Moderni

Muratori, Lodovico Antonio

Contro l'Inquisizione / Lodovico Antonio Muratori ; a cura di Matteo Al Kalak ; traduzione di Francesco Padovani

Roma : Donzelli, 2023

Piccola biblioteca Donzelli

Abstract: A metà Settecento in Portogallo si verificò una situazione che aveva pochi precedenti. Si diceva che molti sacerdoti chiedessero ai fedeli che si confessavano di rivelare i nomi dei loro complici, per poterli redarguire. Si poneva tuttavia un problema: era possibile violare la segretezza della confessione per correggere chi sbagliava? E perché i vescovi non punivano i sacerdoti che si macchiavano di quei crimini? In verità, nessuno stava infrangendo il vincolo del sacramento. Dietro quelle accuse, create ad arte, si celava la volontà dell’Inquisizione di controllare il clero e limitare la giurisdizione dei vescovi, tacciati di negligenza e di scarsa sorveglianza. Non si trattava di una questione locale: in discussione c’erano gli equilibri di potere all’interno dell’istituzione ecclesiastica. Dopo che l’inquisitore di Portogallo e il patriarca di Lisbona si scagliarono contro i vescovi portoghesi, la schermaglia si estese infatti fino a Roma, suscitando un dibattito di portata internazionale. La battaglia infuriò nonostante gli sforzi di Benedetto XIV di placare gli animi, e a essere coinvolte furono personalità di spicco del panorama europeo. Tra di esse Lodovico Antonio Muratori che, ingaggiato dai vescovi, compose un’operetta latina intitolata Lusitanae Ecclesiae religio in administrando poenitentiae sacramento. Edito nel 1747, il volume ribadiva la sacralità del sigillo della confessione e condannava con sdegno le calunnie elaborate dall’Inquisizione contro l’episcopato del Portogallo. Gli inquisitori – spiegava Muratori – dovevano essere tenuti lontano dalle rivelazioni che i credenti consegnavano ai loro confessori, ed era proprio l’Inquisizione ad aver provocato i danni più gravi alla religione cristiana. Il pamphlet è ora presentato in edizione moderna e commentata. L’introduzione di Matteo Al Kalak svela i retroscena di una spy-story in cui furono coinvolti illustri gesuiti, eminenti cardinali della Curia romana, inquisitori, intellettuali e ghost writers. La traduzione, curata da Francesco Padovani, è poi arricchita da un agile apparato critico che permette al lettore di inquadrarne i contenuti all’interno del dibattito settecentesco. Ne emerge un Muratori combattivo e tenace, impegnato, al termine della sua vita, a liberare la Chiesa dalla morsa di un’Inquisizione divenuta insopportabile e sempre più pericolosa.

Paralleli, ovvero Similitudini
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Libri Moderni

Erasmus, Desiderius

Paralleli, ovvero Similitudini / Erasmo da Rotterdam ; a cura di Carlo Carena

Torino : Einaudi, 2022

Nuova universale Einaudi. Nuova serie

Abstract: Le Parabolae di Erasmo sono un'opera del 1514 costituita da 1369 frasi brevissime in cui vengono fatti dei paragoni tra attività della vita quotidiana e comportamenti dell'uomo dal punto di vista morale. Nel commento si evidenzia per ogni aforisma la fonte (spesso Plutarco, ma anche Seneca, Plinio il Vecchio e altri) di volta in volta rielaborata piú o meno liberamente da Erasmo. Il libro è fratello minore degli Adagia e risponde allo stesso gusto per i motti, per il "pensiero breve", per la letteratura al servizio dell'etica. Tutto pervaso di cultura classica, non presenta soggetti e tematiche religiose. Fu un grande successo editoriale: ben otto edizioni successive ancora vivente l'autore, e poi riutilizzi di vario genere: come vademecum della saggezza degli antichi, i Paralleli diventeranno anche un manuale scolastico. Senza contare gli autori che in tutta Europa, per tutto il Cinquecento, hanno copiato lo schema e attinto a piene mani dal testo erasmiano. Lo propone in questa prima traduzione italiana Carlo Carena, che già di Erasmo ha tradotto l'Elogio della Follia e, per l'appunto, gli Adagia, e ha lungamente tradotto Plutarco. Dunque sa ben cogliere il passaggio di testimone fra i due. Accomunati da un tipo di riflessione morale che non è mai tetro moralismo ma anzi gusto per la vita. E sempre piacere della lingua, arguzia, sottile ironia.

3: De nostri temporis studiorum ratione
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Vico, Giambattista

3: De nostri temporis studiorum ratione / Giambattista Vico ; a cura di Giovanni Polara e Nicoletta Rozza

Roma : Edizioni di storia e letteratura, 2022

Fa parte di: Vico, Giambattista <1668-1744>. Opere di Giambattista Vico

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Abstract: La De nostri temporis studiorum ratione, che il Vico compose in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 1708-1709, fu l'unica delle orazioni inaugurali ad essere poi pubblicata dall'autore stesso anche in un'edizione a stampa. L'opera, infatti, uscì a Napoli per i tipi di Felice Mosca nel 1709, in una versione senza dubbio ampliata rispetto a quella pronunciata dall'autore il 18 ottobre dell'anno precedente. Oltre a questa edizione, che risulta conservata in un buon numero di copie, del discorso esiste anche un manoscritto, attualmente conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III sotto la segnatura XIII B 55, che esibisce alcune interessanti divergenze rispetto alla stampa e che è stato oggetto, in epoca piuttosto recente, di alcuni studi di grande rilievo. Il presente volume, che costituisce la prima edizione critica del De nostri temporis studiorum ratione con traduzione in lingua italiana e note di commento, nasce con l'intento di rendere l'opera fruibile da parte di un pubblico vasto e dagli interessi eterogenei.

2: Documenti pubblici (sec. 13.)
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2: Documenti pubblici (sec. 13.) / a cura di Enrico Angiolini

Roma : nella sede dell'Istituto ; Città del Vaticano : Archivio apostolico vaticano, 2022

Collectanea Archivi Vaticani

Fa parte di: Archivio segreto vaticano. Le carte dell'Archivio di Castel Sant'Angelo relative all'Italia

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Rimedi contro l'amore (Remedia amoris)
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Ovidius Naso, Publius

Rimedi contro l'amore (Remedia amoris) / Ovidio ; a cura di Victoria Rimell ; traduzione di Guido Paduano

[Milano] : Fondazione Lorenzo Valla : Mondadori, 2022

Scrittori greci e latini

Abstract: Amore legge il titolo del nuovo libro di Ovidio, "Rimedi contro l'amore", e subito protesta: «Vedo che mi si muove guerra», dice. Ma l'autore replica con fermezza: no, non puoi accusare me, che sono il tuo poeta, che «tante volte ho portato le insegne sotto il tuo comando». Io, sostiene con lampeggiante allusione all'Iliade , non sono Diomede, «da cui fu ferita tua madre», Venere: «io ho amato sempre, / e se mi chiedi cosa faccio, anche ora amo». Si aprono così i Rimedi contro l'amore di uno che è il poeta dell'Arte di amare e degli Amori, e che l'amore ha cantato in tutti i modi, dall'epico all'elegiaco, dal tragico all'estatico. Anche quando dà consigli contro l'amore, Ovidio dice di Amore: come un Cherubino mozartiano avanti lettera, parla d'amor vegliando, parla d'amor sognando, parla all'acqua, all'ombra, ai monti, e se non ha chi l'oda, parla d'amor con sé. Ovidio aveva insegnato «con quale arte ci si può procurare / l'amore»: «la nuova Musa», proclama, «non disfa l'opera antica». «Imparate a guarire da chi vi ha insegnato ad amare», scrive: «una sola mano vi darà la ferita e il rimedio.» I Rimedi ribaltano infatti in più occasioni i consigli offerti dall'Arte di amare , mentre Ovidio si presenta come l'erede romano di scrittori ellenistici di poemi curativi quali Nicandro; ma è anche nella scia di Lucrezio, che nel libro IV del de rerum natura spiega come evitare i lacci d'amore, e di Cicerone, «che nel quarto libro delle Tusculanae tratta il desiderio come una malattia dell'anima». In realtà, non c'è verso, tra gli ottocento in cui si dipana il poemetto, che non possegga, oltre alla dimensione erotica, un accenno retorico o letterario - all'interno di una rete puramente ovidiana costituita dai Medicamina, dalle Metamorfosi e dalle Eroidi, ma anche verso l'esterno, per esempio con allusioni alle Elegie di Properzio. Il libello, spesso trascurato o sminuito dalla critica, si rivela invece capitale, e l'introduzione e il commento di Victoria Rimell, nonché la bella traduzione di Guido Paduano, gli rendono finalmente giustizia. Perché i Rimedi «costituiscono uno snodo fondamentale nello sviluppo dell'idea ovidiana che la poesia ha la capacità di influenzare e cambiare il mondo, simbolicamente e letteralmente».

Il processo per l'eredità di Andrea Borgo
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Il processo per l'eredità di Andrea Borgo : anno 1405, 23 gennaio / trascrizione, traduzione e riproduzione dei documenti Dino De Munari

Versione ridotta

Vicenza : a cura dell'autore, 2022

Abstract: Sono qui trascritti, con traduzione italiana a fronte, parti delle pergamene pertinenti la controversia per l'eredità del mercante vicentino Andrea Borgo, figlio di Pietro. In particolare la pergamena contenente la sentenza del giudice Agostino Fornari del 23 gennaio 1405, pergamena n. 182 della Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza, (Archivio Torre, Ospedale di S. Antonio Abate di Vicenza) e la pergamena n. 56 dell'Archivio di Stato di Vicenza (Famiglia Porto, Istrumenti in Bergamina, 28 novembre 1447) contenente atto di vendita di Pietro Borgo.

Gli inganni di Cleopatra
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Squillace, Giuseppe <1968- >

Gli inganni di Cleopatra : fonti per lo studio dei profumi antichi / [a cura di] Giuseppe Squillace

Firenze : Olschki, 2022

Biblioteca dell'Archivum Romanicum. Serie 1, Storia, letteratura, paleografia

Abstract: Antologia di fonti greche e latine. Lo studio dei profumi antichi e, in senso più generale, di piante aromatiche e spezie, rimane marginale nelle indagini sul mondo antico e, in alcuni casi, è ritenuto soltanto un mero divertissement. E invece esso consente di aprire uno squarcio sulle società antiche, sulle abitudini della gente, sulla loro quotidianità. Una vita di tutti i giorni scandita non solo dalle ‘notizie dal fronte’ e dalle preoccupazioni per l’esito e gli effetti dei tanti, continui, conflitti, ma fatta anche di abitudini e routine, come la visita al mercato dell’agora e alle sue botteghe, le discussioni non solo ‘alte’ ma anche ‘normali’ e ‘frivole’, l’acquisto di unguenti profumati di cui uomini e donne erano soliti cospargersi.

Il giuramento dei notai e il Prologo del Vangelo di Giovanni
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Caputo, Antonio <1954- > - Aliani, Antonio - Scelzo, Angelo

Il giuramento dei notai e il Prologo del Vangelo di Giovanni / Antonio Caputo, Angelo Scelzo, Antonio Aliani ; prefazione cardinale Gianfranco Ravasi

Parma : Grafiche Step, 2022

Abstract: Perché gli antichi notai di Parma durante il giuramento per l’ammissione al loro Collegio leggevano il Prologo del Vangelo di Giovanni? È questa la domanda, o se vogliamo, la curiosità iniziale, che via via si è trasformata da desiderio di approfondimento in un vero e proprio rovello che, per essere dipanato, ha coinvolto i curatori del volume nell'arco di un quindicennio. Si è trattato di una ricerca condotta sia sulle fonti documentarie sia sulle opere degli studiosi, nonché con incontri e confronti, talvolta casuali, con personalità religiose e laiche, fino a coinvolgere gli Autori che hanno collaborato con i loro scritti. Della ricerca documentaria si dà conto nella sezione dedicata alle fonti, in cui si offre un excursus che copre un periodo di oltre un millennio dal VI al XVIII secolo, con l’attenzione a molteplici forme di giuramento. L’esito meno prevedibile della ricerca è stato scoprire come i versetti poetici del Prologo di Giovanni, siano stati anche profetici del successivo sviluppo di una professione, quella del notaio, destinata ad “incarnare” nel mondo laico delle relazioni umane di natura giuridica, i principi di “fides” e “veritas”. Infine scoprire che oggi quei versetti giovannei esprimono anche valori laici che consentono di trasformare una mera professione, il notariato, in una vera “missione".

Vol. 2: Libri 3.-4. / Properzio ; a cura di Paolo Fedeli
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Propertius, Sextus

Vol. 2: Libri 3.-4. / Properzio ; a cura di Paolo Fedeli

[Milano] : Fondazione Lorenzo Valla : Mondadori, 2022

Fa parte di: Propertius, Sextus. Elegie / Properzio

Abstract: La fama delle Elegie di Properzio è legata all'immagine della loro destinataria, Cinzia, la donna dell'autore, che viene disegnata nei primi due libri: indifferente, «implacabile nel costringere lo spasimante a un duro seruitium », amante esagerata di trucchi e belletti, volubile e incostante, «insensibile nei confronti del poeta persino nei momenti di suo grave pericolo», pronta ad abbandonarlo per un nuovo, magari ricco, corteggiatore. In realtà, Cinzia è un personaggio letterario, che vive all'interno di una tradizione: «irreprensibile matrona», ma anche meretrice sfrenata, e infine docta puella che legge e giudica, «da imparziale critica letteraria», la poesia di Properzio, ed è capace di scrivere versi suoi «che rivaleggiano con quelli di Corinna». Cinzia è un tipo che il poeta trasforma in mito cangiante. Qualcosa, tuttavia, cambia negli ultimi due libri della raccolta, contenuti in questo volume. Alla fine del libro II, Properzio aveva annunciato la clamorosa rottura con Cinzia. Il libro III, quasi a segnalare la svolta, inizia con una solenne invocazione alle Muse e l'iscrizione della propria poesia alla scuola di Callimaco e di Filita. Immersi in un'aura sacrale, vediamo il poeta presentarsi ora come sacerdos e inuentor , «traduttore» in latino della tradizione greca mediante l'inserzione di «temi italici in un panorama che resta sostanzialmente ellenistico»: «Mani di Callimaco e sacri riti di Filita di Cos, / vi prego, lasciatemi entrare nel vostro boschetto! / Io per primo, sacerdote d'una fonte pura, / porto i mistici emblemi italici nelle danze greche». Basta però giungere sulla soglia del libro IV per assistere a un ulteriore cambiamento di tono e di poetica. «Canterò i riti, gli dèi, i nomi antichi dei luoghi», proclama Properzio nell'elegia che apre quel libro. Riconosciuto il magistero di Virgilio, egli muove ora verso la poesia eziologica, celebrativa dei primordi di Roma a esaltazione delle glorie augustee del presente. Così, le Elegie ampliano il loro registro, fondando un genere nuovo e una nuova poetica; diventano una silloge tutta originale di amore per una donna e di amore per Roma, le sue radici, la sua storia, la sua potenza.

De rerum natura di Lucrezio
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Lucretius Carus, Titus

De rerum natura di Lucrezio / [a cura di] Milo De Angelis

Milano : Mondadori, 2022

Lo specchio. I poeti del nostro tempo

Abstract: n grande classico - del pensiero, oltre che della letteratura - interpretato da uno dei maggiori poeti del nostro tempo: questo straordinario De rerum natura ci permette di tornare a Lucrezio con rinnovato sguardo. Milo De Angelis, lo racconta nell'Introduzione, ha portato a compimento la sua versione grazie a un sodalizio con l'autore coltivato assiduamente fin dalla giovinezza: una lunga fedeltà che gli ha permesso di rendere nella nostra lingua la potente complessità dell'esametro, in versi che ne ricreano fedelmente lo spirito e la tensione interna come non era finora mai avvenuto con tanta poetica adesione. Entriamo così in un percorso intellettuale che ci arriva da molto lontano nel tempo, ma che pure presenta, nel suo valore assoluto, elementi che si avvicinano a certi tratti della sensibilità, della stessa dimensione problematica dei nostri tempi. Troviamo nel poema di Lucrezio un pervasivo senso del nulla, insieme, peraltro, al senso stesso dell'infinito, in versi spesso di intonazione drammatica. L'autore afferma e ripete che «tutta la nostra vita si affanna nell'oscurità», che siamo come «bambini che tremano in mezzo alle tenebre cieche». Come scrive De Angelis, domina, in toni concitati, allucinati, una forma di "pathos esistenziale", con «la capacità di addentrarsi nei chiaroscuri dell'anima, di esplorare le zone più buie, inospitali, disabitate, vertiginose dell'esperienza umana» e con una «forza introspettiva vicina alla letteratura del nostro tempo». Ma non solo. Il grido di dolore di Lucrezio di fronte alla vanità del tutto e la sua sistematica razionale decostruzione delle idées reçues si stemperano qua e là in quadri di dolente e partecipe dolcezza: la giovenca che disperata cerca il vitello che le è stato sottratto per essere sacrificato agli dei è una delle immagini indimenticabili del poema. Lucrezio ci arriva dunque nei suoi passaggi spesso visionari, nei suoi interrogativi spesso aperti, con la formidabile attualità senza tempo di un vertice della meditazione poetica.

Commento alle Orazioni di Cicerone
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Libri Moderni

Asconius Pedianus, Quintus

Commento alle Orazioni di Cicerone / Asconio ; a cura di Bernardo Santalucia

Venezia : Marsilio, 2022

Firmamenti

Abstract: Quinto Asconio Pediano è il più importante esegeta antico delle orazioni di Cicerone. Di lui ci rimane il commento, scritto in età neroniana, a cinque discorsi (due senatorii e tre giudiziari) dell'Arpinate: In Pisonem, Pro Scauro, Pro Milone, Pro Cornelio, In toga candida. Composto nella forma del commentario lemmatico, in un linguaggio semplice e scorrevole, l'apparato asconiano, qui per la prima volta tradotto in italiano, illustra le orazioni di Cicerone non tanto dal punto di vista linguistico quanto da quello storico-giuridico, gettando viva luce su alcuni momenti delicati e importanti della storia di Roma repubblicana e fornendoci numerose notizie non trasmesse da altre fonti. Da sottolineare, al riguardo, la grande affidabilità dell'autore, che non di rado fonda il suo commento sulla diretta consultazione di autorevoli documenti d'archivio (quali gli Acta Publica, ove era data notizia degli avvenimenti di interesse pubblico e dei fatti della vita politica della capitale) e su testi di cronaca contemporanea di difficile reperimento (come l'Expositio consiliorum suorum, il "diario segreto" scritto da Cicerone in difesa della sua azione politica).