Abstract:
La guerra non è un affare solo militare. Sradica e annulla comunità. Priva dei diritti elementari interi popoli coinvolgendoli in un dramma senza fine. Case distrutte, famiglie smembrate, fughe improvvise. È questa la tragedia umana che attraversa le genti quando la Grande Guerra entra nelle case, devastando i legami familiari e imponendo un allontanamento forzato. Donne, vecchi e bambini, catapultati in prima linea, diventano protagonisti inermi e silenziosi di una fuga dalla violenza alla ricerca della pace. Senza una meta, senza cibo, senza vestiti. Le profughe fuggono dal loro microcosmo, viaggiano in tutte le regioni d'Italia, soffrono, perdono i figli. Il mondo femminile acquisisce un potere decisionale mai avuto prima; l'angelo del focolare scompare per lasciare posto a una donna che ha nelle proprie mani il destino della famiglia. E i bambini, in un tempo che non comprende, né lascia spazio all'infanzia, diventano all'improvviso adulti. La guerra ridefinisce regole e valori, cancella l'identità della gente che abita a ridosso del conflitto. La memoria di questo popolo, semplice e umile, dà finalmente respiro a una narrazione storica accantonata o chiusa nel cassetto per troppo tempo. Siamo lungo le zone di confine tra l'Impero Asburgico e il Regno d'Italia, tra il Trentino e il Veneto (Alto Vicentino, Valle dell'Astico e Posina, Altopiano di Asiago/Sette Comuni, Luserna) nel maggio del 1916, a seguito della cosiddetta Spedizione Punitiva/Strafexpedition, si verifica un allontanamento forzato dei civili che abitano lungo le valli, le montagne e la pianura. Un numero incredibile di donne, vecchi e bambini si riversa all'improvviso sulla pianura padana generando caos e disordine ovunque. La situazione mette in allarme lo Stato italiano. (...) Se la letteratura successiva presta attenzione al fenomeno, il documento di guerra si limita all'hic et nunc dell'evento, a ciò che appare ai soldati a seguito di veloci incroci con i profughi. Manca nelle testimonianze il prima, il punto di partenza dei profughi, il "chi erano". (...). Sono donne semplici e umili, che hanno poca dimestichezza con la penna e che solo dopo molti anni, e con molta riluttanza, affidano i loro ricordi a interviste o a racconti familiari. Recuperare la loro memoria significa far riaffiorare un patrimonio di voci che colma e sutura uno spazio di lungo silenzio.
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