Disco (CD)
Pepe, Saverio
Canto male il jazz [Audioregistrazione] / Saverio Pepe
Milano : 22 Publishing, 2015
Abstract:
La sua opera prima, allegata al numero di Musica Jazz di maggio in esclusiva, suggella la sua partnership con il compositore e arrangiatore Valter Sivilotti (collaboratore di Antonella Ruggiero, Elisa, Simone Cristicchi, Milva, Katia Ricciarelli) e un drappello di jazzisti di vaglia: il batterista lucano Giovanni Scasciamacchia, Aldo Vigorito al contrabbasso, Antonio Ippolito al bandoneón, Guido Di Leone alla chitarra, Alfonso Deidda impegnato al pianoforte, flauto, sassofono contralto e arrangiamenti, Daniele Scannapieco ai sassofoni tenore e soprano, Marco Tamburini alla tromba e flicorno. Pepe riesce a far combaciare con cura la lingua italiana con lo swing declinato secondo tutti i suoi lemmi: da quello latin-sghembo-onirico di Un sogno a quello più tradizionale, da fumoso jazz club, di Figlio del pensiero semplice; dalla ballad intinta nel cuore della canzone italiana d’autore che si ascolta in L’attesa, all’up-tempo mainstream, con Tamburini in proscenio, di Megera e battagliera. La metrica e la cifra autoriale dei testi influenza la prosodia jazzistica, così Signori e maggiordomi ospita una ninna-nanna atipica; Venosa è delicata e signorile nei suoi richiami classici, così come l’amena cittadina descritta dall’autore. Pepe bandisce dal suo vocabolario la soluzione di continuità, frequentemente spezzata tra raffinate e carezzevoli melodie e arrembanti armonie, come in La vita è un paragone, recitata con il piglio sardonico che il testo richiede; alla quale fanno da contraltare le ballad Dimmi o cuore mio, e La signora del tango lì dove la musica argentina cade lasca. Un balzo agli inizi del Novecento jazz lo fa con Amore in prestito; d’altra pasta è la funk-rockeggiante e dalle liriche al vetriolo Terra assolata, strada dissestata. L’altalena tra ritmi e sentimenti prosegue con Tenerezze, sospiri, carezze che risente del neapolitan power più blue, contrappuntata dalla corale e robusta Il bellimbusto. La scaletta termina con L’orchestra, azzeccato brano di chiusura così come si faceva nei varietà in bianco e nero. (Alceste Ayroldi)